I diritti fondamentali, qual è il diritto alla salute dei cittadini, non sono negoziabili anche in presenza di contingenze o necessità economiche.
Questo è il principio imposto dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, che ha finalmente affrontato il dramma di centinaia di persone e delle loro famiglie ingiustamente vittime delle conseguenze dovute alle trasfusioni di sangue infetto somministrate negli anni 70-90.
La Corte Europea dei Diritti Dell’Uomo ha ritenuto congrua “l’EQUA RIPARAZIONE”
Questa è stata la decisione della Corte Edu, durato circa tre anni. E’ FINITO il processo intentato nei confronti dello Stato Italiano nel gennaio 2013 dall’avv. Michele Scolamiero, promotore di dieci ricorsi (per un totale di 230 assistiti), presentati dinanzi alla Corte Europea dei Diritti Dell’Uomo di Strasburgo, la cui sentenza ha posto la parola fine alle aspettative di migliaia di cittadini danneggiati da trasfusioni infette, nei confronti dei quali lo Stato Italiano aveva promosso un’iniziativa legislativa volta a transigere i contenziosi giudiziari dagli stessi introdotti, al fine di riconoscere loro un giusto risarcimento.